mercoledì 1 aprile 2009

Aspettando la proposta di legge della Carlucci

Come saprete l'on. Carlucci è tornata a colpire con una proposta di legge sulla repressione dei contenuti sul web. Nell'attesa di questo, ecco la classifica attuale dei migliori censuratori su internet, presa da repubblica.it

WASHINGTON - Cina, Cuba, Iran e Tunisia sono sulla lista nera dei Paesi "non liberi" sotto il profilo della libertà di espressione su Internet: lo afferma il rapporto dell'organizzazione non governativa Freedom House. In questi quattro Paesi, infatti, viene esercitato un vero e proprio controllo governativo su quanto pubblicato su Internet.

Altri sette Paesi, e cioè l'Egitto, l'India, la Georgia, il Kenya, la Malesia, la Russia e la Turchia, sono considerati come "parzialmente liberi", mentre gli altri quattro Paesi oggetto dell'analisi da parte dei redattori del rapporto, e cioè Brasile, Gran Bretagna, Estonia e Sudafrica, sono considerati "liberi".

Secondo Freedom House, autorevole organizzazione di monitoraggio i cui rapporti annuali vengono presi a parametro dello stato delle libertà nel mondo, i diritti degli internauti sono fortemente minacciati quando il governo esercita un controllo diretto su Internet. "Oltre un miliardo di persone sono approdati attraverso Internet e l'uso dei cellulari a una nuova frontiera della libertà, dove si possono esecitare i diritti di libertà d'espressione senza conseguenze", ha spiegato Jennifer Windsor, direttrice di Freedom House.

"Ma quando l'accesso si amplia, i governi utilizzano metodi diversi e più sofisticati per sorvegliare, censurare e punire gli internauti". Secondo l'organizzazione, che ha sede a Washington, Cuba ha ottenuto la valutazione peggiore. "Cuba è uno dei luoghi più repressivi nel mondo in materia di libertà su Internet".

La Cina ha il più grande numero di internauti del mondo, circa 300 milioni di persone, ma ha anche "il sistema di censura più sviluppato del mondo". "Le autorità cinesi mantengono un sistema sofisticato e multiplo di censura, si sorveglianza e controllo delle attività su Internet e sui telefoni portatili", si legge nel rapporto.

In Cina, "le autorità e i fornitori privati impiegano centinaia di migliaia di persone per sorvegliare, censurare e manipolare i contenuti in linea", sostiene il documento, precisando però anche che, nonostante tutto, "i siti Internet si mantengono più liberi dei media tradizionali".

L'Iran "utilizza un sistema complesso su base nazionale di filtraggio dei contenuti, di intimidazione, di detenzione e tortura dei blogger e di restrizione dell'accesso", rileva ancora il rapporto.

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