lunedì 24 novembre 2008

Il mondo mi spaventa sempre più

Copio e incollo da corriere.it

LONDRA - E' l'ultimo bastione del feudalesimo al mondo, e sta per cadere, abbattuto dalla democrazia, anche se a dargli la spallata decisiva saranno due fratelli miliardari. Per chi cerca prove dell'eccentricità degli inglesi, in effetti, non c'è molto di meglio dell'isola di Sark, quaranta case su una zolla di terra verde, a qualche decina di chilometri dalla costa della Gran Bretagna, nel canale della Manica.

Nel sedicesimo secolo la regina Elisabetta I fece di Sark un feudo, assegnandolo perpetuamente a Helier de Carteret, il signorotto locale. Il quale, in cambio, doveva soltanto garantire a Sua Maestà di avere un certo numero di "uomini in armi" per proteggere l'isolotto, considerato un avamposto di importanza strategica, nel caso in cui alla Francia o a qualcun altro venisse in mente di appropriarsene.

Da allora le leggi che regolamentano il potere a Sark hanno subito varie modifiche, ma la sostanza è rimasta immutata per 450 anni: tutto l'autorità è nelle mani del "Seigneur", del Signore locale, che oggi risponde al nome di Michael Beaumont, 81 anni.

Nessuno si aspetta più che mantenga "uomini in armi", tuttavia ogni abitante dell'isola ha il diritto (o dovere) di tenere un moschetto in casa, per ogni evenienza. Altre particolarità del posto: auto e camion non possono circolare. Non ci sono lampioni nelle strade.

Non c'è un aeroporto, e nemmeno un porto in grado di far attraccare qualcosa di più di una barca a remi o di un motoscafo, per cui chi vuole raggiungere Sark deve volare o prendere un ferry fino a Jersey, un'altra isola della Manica, e poi trovare qualche marinaio che lo conduca a destinazione. Il Signore continua a pagare una tassa alla regina, "un ventesimo della paga di un cavaliere", calcolato in una sterlina e 79 pence all'anno in denaro odierno, e Sark continua a essere sua.

O meglio continuava. Perché mentre la casa reale e il parlamento di Westminster non ponevano obiezioni, il parlamento europeo ci ha messo lo zampino, osservando che il modo di amministrare il potere nell'isola rappresenta una chiara violazione dei diritti umani. Sono seguiti alcuni anni di battaglie legali a colpi di decreti e ingiunzioni, e alla fine l'Europa ha avuto ciò che voleva: un'elezione, che si terrà all'inizio di dicembre tra i circa 600 abitanti di Sark, per portare finalmente la democrazia in questo dimenticato feudo dell'ex-Impero britannico, con la creazione di un parlamento e di un governo.

Sembrerebbe un'evoluzione normale, e una buona notizia, senonché ad affrontarsi nella tenzone elettorale ci sono da un lato il partito legato al Signore locale, Micheal Beaumont, che gattopardescamente spera di "cambiare tutto per non cambiare niente", ovvero mantenere il potere sotto nuove spoglie; e dall'altro un partito finanziato dai due più illustri residenti dell'isola, i fratelli David e Frederick Barclays, ultramiliardari, proprietari (tra molte altre cose) del quotidiano Daily Telegraph e dell'Hotel Ritz di Londra.

I fratelli Barclays, che normalmente detestano la pubblicità, e che hanno posto la propria residenza ufficiale a Sark per stare lontano dalle luci della ribalta (oltre che, probabilmente, per benefici fiscali), in questo caso si sono impegnati a finanziare candidati e a lanciare un ambizioso programma: da mesi comprano case e alberghi dell'isola, rifanno le strade, promettono soldi a destra e a manca, con l'obiettivo di aprire Sark al turismo, al business, insomma al ventunesimo secolo.

I fedelissimi del Signorotto dicono che, in questo modo, il carattere speciale dell'isola sarà cambiato per sempre. I sostenitori dei fratelli Barclays rispondono che il Signorotto li critica solo perché preferirebbe conservare il suo potere di monarca assoluto. Tra poche settimane sapremo chi l'ha avuta vinta. E scorpriremo se l'ultimo feudo del mondo è davvero caduto sotto i colpi della democrazia.

4 commenti:

  1. Evviva il Signore di Sark!

    A morte la stupidità dell'Europa stupida, del multiculturalismo imbecille e uniformante.

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  2. Guarda, comincio a capire cosa intende il papa quando dice di non voler dialogare.

    Se democrazia vuol dire rinunciare alle proprie radici, buone o cattive che siano, non so cosa pensare...

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  3. Ach, si tratta di un discorso estremamente complesso. Il problema sta anche nel capire quali siano le radici, quali cose abbiano un senso o meno - per esempio, significa forse questo accettare poligamia, burkha e infibulazione in nome del multiculturalismo?

    E soprattutto il problema sta nel far capire alle persone, e ti assicuro che è la cosa più difficile, che devono tenere dietro alle loro radici, che la cultura è qualcosa di importante e le culture sono importanti.

    Pensa anche solo a quello che avviene (ed è molto più grave di quello che succede a Sark) in Irlanda, dove una nazione intera sta perdendo la propria lingua perché è più comodo usare l'inglese...

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  4. Sì sì.
    Ovviamente la mia era un'esagerazione.

    Però il punto è che stiamo facendo un misto di culture informe, non un mondo in cui tante culture convivono, ma in cui si uccidono a vicenda e travastono i loro cadaveri da modernità.

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